Brevissima storia della Balestra
La Balestra ha origini molto antiche, ovviamente successive all’invenzione dell’arco. In Europa il primo utilizzo di un’arma da lancio a lunga gittata basata sul principio della tensione di una corda si ebbe nella città di Siracusa, nel 399 a.c., quando venne inventato il Gastraphetes, una grande balestra che veniva poggiata sul ventre e che lanciava frecce con una potenza molto maggiore rispetto all’arco. Da questa invenzione nacque, nel 340 a.c., il Katapeltes, che utilizzava invece il meccanismo della torsione di due corde e che aveva una gittata ancora maggiore (fino a 400 metri con una precisione letale a 100 metri). Il suo uso è accertato durante le guerre di Filippo il Macedone e ben presto divenne una diffusissima arma d’assedio. I romani importarono quest’arma dai greci, la chiamarono Ballista e la utilizzarono su larga scala, rendendola più piccola e realizzando il Carrobalista, semovibile, per trasportarla più facilmente sul campo di battaglia.
Dall’altra parte del mondo, in Cina, già nel periodo delle primavere e degli autunni (771-476 a.c.) erano diffuse le balestre manesche: meccanismi di sgancio in bronzo risalenti alla metà del V secolo a.c. sono stati rinvenuti tra i corredi funerari nella provincia dell’Hubei. Le più antiche balestre manesche, con grilletto in bronzo, sono state ritrovate a Shandong, sempre come parte di corredi funerari e risalirebbero addirittura al VI secolo a.c.. Il più antico documento cinese che parla di balestra risale al IV secolo a.c., anche se intende una grossa arma da lancio, quindi presumibilmente una sorta di balista, e retrodata l’uso dell’arma al periodo delle primavere e degli autunni, come accennato. Il famoso libro L’Arte della Guerra, di Sun Tzu, risalente a non più tardi del III secolo a.c. dedica alle balestre due capitoli. Una ulteriore prova dell’antichissima diffusione della balestra in Cina proviene dalla cronaca della Battaglia di Maling, avvenuta nel 341 a.c., nel periodo degli Stati Combattenti (476-221 a.c.), nella quale la balestra venne utilizzata durante un’imboscata. Nel II secolo a.c., l’uso della balestra si era ampiamente diffuso in tutto il nuovo impero Qin: la sua produzione era ormai standardizzata e organizzata dal governo su larga scala, come dimostrano i ritrovamenti di grilletti sempre più elaborati e costosi. Parti non lignee di balestre a dimensione reale sono stati ritrovati nello scavo archeologico più famoso della Cina: l’esercito di Terracotta. Tutto lascia supporre che alcuni soldati di terracotta avessero balestre vere come arma personale, come era del resto nella realtà. Anche la storia del Vietnam parla di un leggendario Thuc Phan che regnò dal 257 al 207 a.c. grazie al potere di una balestra magica, capace di lanciare centinaia di dardi contemporaneamente.
Non è impossibile che i romani si siano imbattuti nelle balestre manesche cinesi, anche perché alcuni studiosi parlano di un contingente militare romano che nel 32 a.c., durante una spedizione contro i Parti, si imbatté in una spedizione militare cinese, che ebbe la meglio proprio grazie all’impiego delle balestre. E’ probabile che anche i romani abbiano sviluppato la balestra manesca, come suggerito da Publio Vegezio Renato, vissuto verso la fine del IV secolo a.c., autore dell’Epitoma Rei militaris, opera scritta su richiesta dell’imperatore, nella quale egli parla espressamente di manuballista per indicare un’arma capace di lanciare dardi.
Nell’alto medioevo, con tutta probabilità, l’utilizzo di grosse armi da lancio, tipo il carrobalista romano, venne meno, anche per una penuria di ingegneri militari e i sistemi di lancio si semplificarono, abbandonando il principio della torsione e ritornando al principio della tensione, tipico appunto della balestra manesca, o meglio della manuballista. Che l’uso della balestra manesca si fosse intanto diffuso anche tra le popolazioni barbariche ci viene suggerito dalla sua presenza sulle steli funerarie del popolo di Pitti, abitanti della Scozia, realizzate tra il VI e il IX secolo, nel periodo della loro cristianizzazione.
Dopo un periodo di assenza di fonti, l’uso della balestra manesca è accertato nella battaglia di Hastings (1066) e dal Concilio Vaticano del 1139 in cui si proibiva l’uso della balestra tra gli eserciti cristiani e la si autorizzava solo nei confronti degli eserciti infedeli. Inutile dire che il divieto non fu rispettato e già a partire dal XIII secolo la balestra manesca a piolo era diffusissima in tutta Europa. Nei secoli successivi, l’arcone sarà sempre in ferro, i sistemi di caricamento e sgancio diventeranno sempre più complessi e l’arma diventerà sempre più letale, abbandonata solo dopo l’introduzione delle armi da fuoco.
I saraceni chiamavano la balestra “arco dei Franchi”, dato che era utilizzato soprattutto durante le crociate, ma probabilmente anche prima.
I popoli barbarici, ben più dei romani, hanno di certo avuto maggiori opportunità di imbattersi in balestre manesche di derivazione orientale, anche se non ci sono fonti scritte sull’utilizzo dell’arma in battaglia prima dell’XI secolo. Di certo non abbiamo ritrovamenti di parti di balestre nei corredi funerari longobardi ma sappiamo anche che la balestra manesca, come l’arco, non era di sicuro un’arma riservata agli arimanni, che preferivano la spada, mentre poteva costituire un’arma “povera”, utilizzata per la caccia e dagli ausiliari in battaglia, così come sappiamo che le parti della balestra a piolo con arcone in legno sono tutte in materiali deteriorabili.
Per questi motivi non si può escludere un impiego della balestra manesca, nelle sue forme più semplici, da parte dei longobardi beneventani, nel periodo che va dal V all’XI secolo.
Per il Palio dei Balestrieri verranno utilizzate esclusivamente balestre manesche a piolo, con arcone, teniere e grilletto in legno, costruite artigianalmente. Il Palio si svolgerà Giovedì 25 giugno 2015, nel campo di tiro di Piazza Castello.
NELLA FOTO: Ricostruzione di un Gastraphetes (399 a.c.), visionabile all’intero del Parco Archeologico di Saalburg (Germania), antico sito ubicato sul Limes romano.